Challenge o sfide social: come funzionano

Save the Chilldren Italia propone questo interessante articolo che vi riportiamo per la lettura.

Le cosiddette sfide o challenge social sono sempre più diffuse sul web e suscitano l’interesse di un gran numero di persone, coinvolgendo soprattutto le bambine, i bambini e gli adolescenti. Non si tratta di una consuetudine che comporta pericoli di per sé, ma è bene conoscerne le dinamiche e le possibili implicazioni per proteggere i più piccoli.  

Come funzionano le sfide sui social network? È giusto premettere che bambine/i e giovani sfidano se stessi e gli altri da ben prima della diffusione delle tecnologie digitali: non è un fenomeno nuovo, soprattutto in adolescenza, quello di volere dimostrare a se stessi e agli altri di essere coraggiosi in situazioni pericolose, di misurarsi con i propri “limiti”. 

Con la diffusione dei social media, la natura di queste sfide è caratterizzata da nuove dinamiche: il pubblico è potenzialmente enorme e coloro che partecipano cercano una visibilità (e accettazione) tramite “like” e commenti. Inoltre ogni sfida online viene “registrata”, produce contenuti e video (a volte di natura violenta) che viaggiano nei e tra i social. Contenuti che diventano virali, raggiungono popolarità e il rischio emulazione è molto forte. La pressione tra pari gioca un ruolo importante: imitare e impressionare i propri amici sancisce o rinforza il senso di appartenenza ad un gruppo. 

È importante riconoscere che le sfide online variano enormemente e non sono tutte problematiche: sono una pratica molto diffusa di produzione e condivisione di contenuti, sono diverse tra di loro e hanno diversi intenti. Ci sono challenge a scopo benefico o a scopo creativo. Tik Tok è il social che più di tutti le ha lanciate per alcune funzionalità proprie del social media e dell’interazione tra i profili, ma non è l’unico. 

Le challenge estreme e pericolose

Con challenge estreme si intendono le sfide per compiere atti di “coraggio”: BlackOut Challenge e Hanging Challenge, ad esempio, sono nomi di presunte sfide in cui si prevede che “il partecipante” stringa una cintura attorno al collo e resista il più possibile.

Non ci sono evidenze ancora della presenza in TikTok (o in altri social) di questo fenomeno e quanto sia effettivamente diffusa, ma di challenges estreme si parla da molto (ricordiamo tutti il fenomeno Blue Whale) e con esse si intende una pratica che può suggestionare ragazzi e ragazze ed indurli progressivamente a compiere atti di autolesionismo, azioni pericolose (sporgersi da palazzi, cornicioni, finestre etc), selfie pericolosi, sino ad arrivare ad atti che comportano il suicidio.

Questa suggestione può essere operata dalla volontà di un adulto (o gruppi di adulti) che aggancia via social e induce la “vittima” alla progressione nelle “tappe” della pratica oppure sui social o gruppi di messaggeria nei quali i ragazzi stessi si confrontano sulle varie tappe, si incoraggiano reciprocamente, si incitano a progredire nelle azioni pericolose previste dalla pratica, mantenendo gli adulti significativi ostinatamente all’oscuro. L’effetto emulazione è l’elemento più pericoloso. Per questo occorre parlare di questi fenomeni con attenzione. 

Ad oggi si conosce poco della reale correlazione tra casi di suicidio e la partecipazione a una challenge.  Quello che sappiamo è che le fragilità della pre e dell’adolescenza sono tante e, a prescindere dalla tecnologia, gli atti di autolesionismo possono essere molto diffusi. 

Challenge social: consigli utili per proteggere i più piccoli

Per proteggere i più piccoli dai possibili rischi delle sfide social, è importante per gli adulti di riferimento conoscere e indicare a bambini/e e adolescenti gli ambienti digitali che possono frequentare a seconda dell’età e senza dimenticare che è possibile iscriversi ai social network solo dai 13 anni in su, con il consenso dei genitori, oppure dai 14 anni, da soli.

Ecco alcuni consigli utili:

  • Occorre non dare per scontato il grado di autonomia che possono avere nell’uso delle tecnologie digitali e non avere paura di stabilire regole anche sulla condivisione delle attività e sui tempi di utilizzo.
  • La gestione della propria identità online va supportata, soprattutto agli inizi della loro vita social, sempre cercando di non risultare invadenti.
  • Parlare, interessarsi e prevenire sono le parole chiave, dunque, per evitare di trovarsi coinvolti in situazioni rischiose. Sebbene la pratica di verificare i contenuti a cui nostro figlio/figlia ha accesso possa essere un comportamento consigliabile nel caso dei più piccoli, facendone sempre oggetto di dialogo e come pretesto per spunti educativi, ciò potrebbe anche essere inutile e controproducente con gli adolescenti più grandi. Inutile per il moltiplicarsi di spazi, canali e “luoghi” virtuali a cui è possibile accedere con particolari abilità informatiche; controproducente perché allontana, lede la privacy a cui hanno diritto e soprattutto interferisce con una dinamica educativa basata sulla responsabilizzazione, la progressiva autonomia e la fiducia. 
  • Gli adolescenti vanno supportati nel riconoscimento e nella gestione delle proprie emozioni, nello sviluppo di autonomia, responsabilità e senso etico. Devono imparare ad esercitare il proprio pensiero critico anche quando sono online, quando cioè provare empatia per l’altro è più difficile, perché scatta un meccanismo di de-responsabilizzazione e di distacco. Devono sapere che se si ritrovano in una situazione più grande di loro, possono chiedere aiuto e possono chiederlo e riceverlo anche se si sono messi nei guai.

Atri consigli utili sulle sfide online sia per i genitori, sia per ragazzi e ragazze.

Viviamo in un tempo in cui la vita dei bambini è “datificata”, registrata e condivisa sul web. E se da un lato emergono le conseguenze di una sovraesposizione al digitale, dall’altro ci sono anche quelle dell’essere esclusi dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze. Nell’XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia – “Tempi digitali” parliamo del bisogno di protezione per i più giovani mentre affrontano le “opportunità rischiose” della rivoluzione digitale in un’Italia che sconta ancora ritardi e carenze sulla strada per la transizione digitale.

Infine vi consigliamo la visione di questo film, che potete trovare in internet sulle piattaforme streaming video

BLUE WHALE: SFIDA MORTALE

Cercando di scoprire com’è morta sua sorella, la studentessa Dana si imbatte in un disgustoso gioco sui social media in cui si incoraggiano gli adolescenti ad affrontare sfide di autolesionismo per non perdere amici, familiari o la loro stessa vita. Per rintracciare i responsabili della morte della sorella, Dana entra nel gioco…